LA VERA STORIA DEL DAYTONA «PATRIZZI» - IL RACCONTO DELLA “NASCITA” DI UNO DEI MODELLI PIÙ AMBITI E RICERCATI DAI COLLEZIONISTI
NON È UNA SERIE SPECIALE, non è codificato con una particolare referenza, eppure il cosiddetto Daytona “Patrizzi” fa parte della storia del collezionismo moderno ed è per questo motivo che ci sembra interessante raccontare la genesi di questi orologi, per molti versi straordinari.
Rolex Daytona Patrizzi ref.16520 del 1996 seriale W, appartiene alla collezione di Paolo Cattin. È uno degli esemplari più belli del mondo, è in vendita a € 85.000
Paolo Cattin, una vita dedicata alla conoscenza degli orologi, all’ammirazione della loro perfezione e maestria tecnica, fino a dominare il mercato come pochi altri al mondo, non è solo un guru dei Daytona, ma anche un profondo conoscitore del mercato orologiero, come dimostrano i suoi due libri “Investire in Orologi di Lusso” ( ora nella nuova edizione ampliata e aggiornata) e “Orologi di Lusso - il valore di mercato oltre al prezzo di listino”.
Suo il racconto....
Siamo a Parma, durante il Mercante in Fiera. Sono gli ultimi giorni e si girano gli stand per vedere se c’è ancora qualcosa di interessante da comprare. In quel periodo lavoravo molto con Guido Mondani e proprio con lui ero in fiera. Vado dal mio amico Eugenio - famoso nell’ambiente perché fa dei numeri di vendita da paura - e mi dice: «Paolo, guarda, ho trovato questo Daytona 16520, è una serie limitata, ha i contatori marroni.» La richiesta era di circa dieci milioni di lire in più rispetto al normale. Vado da Guido e ci rendiamo conto che non c’era nessuna documentazione specifica che ne avvalorasse l’idea di una serie limitata, ma a dispetto di ciò, non fosse altro perché esteticamente mi piaceva tantissimo e in più era anche in condizioni NOS, che sta per new old stock, lo compro… se ben mi ricordo in società proprio con lo stesso Mondani.
Qualche giorno dopo a Boccadasse vicino Genova, a casa Mondani, iniziamo a studiare l’orologio, ma non riusciamo a trovare nessun tipo di documentazione che ne avvalorasse l’indicazione di serie limitata. A quel punto, Guido dice: «Vado in cassetta di sicurezza a prendere il mio, così facciamo una prova comparativa con questo.» Si alza e va in banca. Quando torna, scopre con non poco stupore che il suo Daytona 16520 seriale W era diventato marrone. Lo aveva messo in cassetta appena comprato e dopo una decina di anni il suo colore era innegabilmente virato. Lì abbiamo capito che non si trattava di una serie limitata, ma di un’ossidazione del quadrante, che per mille ragioni diverse, dovute a umidità, presenza o meno della luce, o ancora diverse metodologie manuali di lavorazione, hanno prodotto questo fenomeno. Come ha spiegato recentemente Paul Altieri: «L’enorme differenza di valore di questi orologi è tutta dovuta a un errore tecnico raro e prontamente corretto dalla casa madre. I modelli ref. 16520 neri prodotti tra il 1994 e il 1995 utilizzavano una vernice organica, chiamata Zapon, per proteggere il quadrante. All’epoca però non si sapeva che questo trattamento non forniva una barriera sufficiente per proteggere le piste esterne argentate dei contatori, che di conseguenza con il passare degli anni, in alcuni rari casi, si sono ossidate, assumendo un definito colore marrone in reazione ai raggi UV. Fatto ancora più singolare e importante per i collezionisti: le modifiche non si stabilizzano e continuano a modificarsi man mano che l’orologio invecchia. Ciò significa che ogni cosiddetto “quadrante Patrizzi” è unico, e nel mondo dei Rolex classici, unicità spesso equivale a alto valore.»
Torniamo a noi.
Una volta compreso il motivo di questa particolarità esclusivamente estetica, Guido mi fa: «Perché non diamo “un nome” a questi quadranti virati in marrone?». Facciamo un po’ di brainstorming, ci confrontiamo su tante differenti possibilità e alla fine concordiamo su quello che riteniamo essere il migliore dei nomi possibili: Patrizzi. Questa è la vera storia del nome di un orologio che poi abbiamo scoperto essere bellissimo, specie quando la pista argentata diventa praticamente nera e rende il quadrante indiscutibilmente unico, presentando una livrea full black che ne cambia totalmente la fisicità.
Ma come si riconoscono i veri Patrizzi da quelli dove, usando tecniche posticce di invecchiamento, il viraggio è avvenuto per mezzo del calore, della luce, oppure addirittura "cuocendoli"?
A rispondere è lo stesso Paolo Cattin:
«Non è semplice e ci vuole una lunga esperienza e frequentazione di tanti 16520. Più in generale, abbiamo osservato che i viraggi ottenuti in maniera artificiale sono tutti molto “puliti”, precisi, uniformi. Quelli dove invece il viraggio è avvenuto in maniera “naturale”, senza nessun aiuto esterno, sono molto meno precisi: presentano zone più o meno intense, anche dei veri e propri spazi bianchi.»
Sono tutte uguali in intensità le ossidazioni?
«Questa è forse la parte più significativa: sono cinque le gradazioni che normalmente abbiamo ritrovato. La prima è una sorta di nocciolino chiaro, nella seconda è più carico, nella terza diventa decisamente scuro, per arrivare alla quarta dove le piste sono quasi nere.»
Il quinto livello?
«Nel quinto non si riconosce più la differenza tra il nero del fondo e quello della pista dei contatori.»
In conclusione, una nota sul mercato di questi segnatempo così particolari. Nonostante siamo in un momento di flessione, l’unicità di questo Rolex non passa inosservata tra i collezionisti di tutto il mondo, destando ancora moltissimo desiderio. Per questo possiamo confermare che la grande richiesta di “Daytona Patrizzi” ne tiene ben alto il valore, assicurandone l’investimento
Foto Luca Garbati
Visit Daytona Museum a Private Collection by Paolo Cattin