CORRADO LOPRESTO
L’ultimo dei mohicani
il più importante collezionista italiano di auto d’epoca
e uno dei più importanti a livello mondiale
CORRADO LOPRESTO CONDIVIDE CON HANDMADE
LA SUA PASSIONE PER IL BELLO E PER I PROTOTIPI UNICI
«Ho dedicato buona parte della mia vita al restauro di auto d’epoca, a scovare gli esemplari più rari per poi ricostruire le vicissitudini e ripristinare l’aspetto originario. L’ho fatto centinaia di volte, eppure non riesco ad abituarmi all’emozione e alla curiosità che mi accompagnano in questo processo» Un grande Corrado Lopresto, senza dubbio il più importante collezionista italiano di auto d’epoca e uno dei più importanti a livello mondiale. Sua la più importante collezione di prototipi italiani al mondo, Lopresto è l’unico ad aver vinto quattro volte la Coppa d’Oro, primo premio del pubblico, in aggiunta alla vittoria del Best in Show della giuria nel 2017 e di numerosi premi di classe e speciali al Concorso d’Eleganza di Villa d’Este, il più vecchio e blasonato dei concorsi… Nel 2016 addirittura sempre a Villa d’Este, l’Alfa Romeo Giulietta SZ prototipo della Coda Tronca ha ricevuto un premio dalla FIVA con il patrocinio dell’UNESCO, come esempio di approccio da seguire nei restauri. Per la prima volta al mondo Lopresto, stupendo tutti, ha applicato tecniche tipiche dei dipinti d’epoca.
Ancora, per i restauri delle due Isotta Fraschini 8c Monterosa (gli ultimi esemplari costruiti dalla gloriosa marca italiana) è stato premiato a Londra con il “Personal Achievement of the Year” di Octane , massimo magazine del settore. Da quando esiste il ranking dei collezionisti è situato tra il 22 e 27 posto (primo al mondo sotto i 65 anni ci tiene con un sorriso a sottolinearlo). Nel 2017 è al 35° posto (primo italiano e secondo tra i collezionisti) nella classifica delle persone più influenti nel mondo delle auto d’epoca, secondo la rivista inglese Magneto.
Come inizia la sua passione per i concorsi d’eleganza, che mi pare siano la sua passione?
«Partecipai nel 2001 al primo Concorso d’Eleganza della mia vita per caso. Prima di quel momento facevamo esclusivamente delle gare e dei raduni, ma dopo un po’ ci siamo stancati. Durante questi raduni si partiva la mattina, si facevano 100 km, dopo un’ora ristorante fino alle 4 di pomeriggio e dopo un’ora si tornava a casa. Poi quando hai bambini piccoli… ogni fine settimana, ogni evento con le auto, era come partecipare ad un matrimonio!».
Poi cos’è scattato?
«Un giorno, ad un’asta di Bonhams a Londra, acquisto un’Alfa Romeo 6C bellissima, prodotta in 10 esemplari e solo due o tre esistenti,proveniente dal Cile. La portai dal meccanico a sistemarla, passò il selezionatore del Concorso d’Eleganza Villa d’Este e chiese chi era il proprietario e mi fece chiamare per chiedermi se volessi partecipare al concorso».
Accettò l’invito?
«Sì. Preparai la macchina e partecipai: vinsi con la fortuna dell’esordiente il premio della Coppa D’oro del sabato.
Una bella soddisfazione.
«Non fu l’unica! Terminata la sfilata, si avvicinò a me un broker immobiliare, che poi divenne un mio amico, parlando di affari mi disse che aveva l’incarico di trovare un immobile prestigioso a Milano per fare la sede di una celebre banca svizzera. Ero già allora costruttore e il primo grande affare immobiliare milanese della mia vita l’ho fatto grazie al Concorso d’Eleganza e alle auto d’epoca!»
L’odierno proliferare di eventi, manifestazione, aste è positivo per le auto d’epoca oppure svilisce questo mondo?
«Una decina d’anni fa ero a Londra per Goodwood. Ero a cena nella sala della Regina con Lord Charles Henry Gordon-Lennox (n.d.r. XI duca di Richmond, Lennox e Aubigny, VI duca di Gordon e proprietario della Goodwood House) e tra una chiacchera e l’altra con gli ospiti al tavolo, chiedo al mio vicino di posto che macchina avesse. Mi risponde che ha una Ferrari, ma non ne conosce neanche il modello. Stupito approfondisco e scopro che decise di fare un fondo di investimento destinato alle auto d’epoca: scoprii cosi’ che per la prima volta le auto vintage si avvicinavano al mondo della finanza. Prima eravamo solamente appassionati».
Da allora il mondo è cambiato?
«Sì. Un po’ tutti hanno capito che si trattava di un bene rifugio importante ed anche divertente. Ritornando alla sua domanda, anche gli organizzatori degli eventi lo hanno capito, perché all’inizio nei raduni contavano più i pranzi luculliani che le auto presenti, mentre adesso ci sono raduni importanti con modelli esclusivi, dove magari ti portano in pista per tre giorni e si è avvicinata tantissima gente».
Anche tanti capitali?
«Quello che dieci anni fa era un movimento da un miliardo l’anno, ora ha visto decuplicarsi questo valore e presto toccherà i 15 miliardi. Basta vedere il mondo delle aste. Mio figlio è Direttore Sviluppo di RM Sotheby’s Emea e il mercato c’è ed e’ in pieno fermento. Nell’ultima sessione a Pebble Beach hanno raggiunto i 290 milioni di venduto!».
Valori molto importanti.
«Ci stiamo avvicinando al mondo dell’arte, con pezzi in vendita di altissimo livello».
Lei è ancora protagonista
«A parte i classici concorsi d’eleganza in giro per il mondo e la 1000 Miglia, sto organizzando delle mostre, delle esposizioni particolari con i miei pezzi. Si sono da poco concluse delle mostre con le mie auto a Bruxelles e a Singen in Germania, al Mac Museum in due loro musei di arte contemporanea con otto macchine in una e otto nell’altra. Al Museo dei Trasporti di Lucerna, con 1 milione di visitatori, e al Museo delle 1000 Miglia ho altre due mostre con temi diversi. A dicembre andrò a Hong Kong con un’altra mostra di modelli di prototipi sempre italiani degli anni 60 i disegni dell’archivio Trossi e una sessantina di spettacolari placche di Concorsi d’eleganza degli anni 30.».
Tutto con auto stratosferiche?
«Attenzione, da me non trovi pezzi da decine di milioni di euro, non ho macchine come Ferrari, Maserati da corsa o Bugatti. Da me trovi pezzi di design, pezzi unici, fatti da grandi carrozzieri italiani e grandi firme italiane. Sono il frutto di ricerca, di studi sul futuro delle auto, prototipi. Sono contento di rappresentare lo stile italiano, specie nella vecchia Europa e negli Stati Uniti dove vengono molto apprezzate queste autovetture. Il suo studio ci ha incantato con archivi di Bertone, Tom Tjaarda , Nardi,Idea Institute e quello spettacolare di Isotta Fraschini: tutti i disegni tecnici dal 1901 al 1947 !
Tutto inizia nel 2001?
«Vent’anni di concorsi d’eleganza, ma quarant’anni di collezionismo. Iniziai nel 1979 e nel 2019 ho festeggiato i 40 anni facendo un “raid” con la prima macchina che acquistai all’epoca. Volevo replicare la “passeggiata” Reggio Calabria-Milano fatta da Fiertler. Era un costruttore agente per l’Alfa Romeo per la Calabria,il quale aveva venduto a mio zio un modello unico bellissimo di Alfa Romeo che mi fece appassionare al marchio.
Con una macchinetta da lui progettata chiamata Lupetta con motore Lambretta arrivò a Milano in Piazza Duomo e all’epoca non c’era l’autostrada. I miei amici siciliani vennero a sapere di questo mio desiderio e organizzarono ogni cosa al posto mio. Semplicemente io avevo scritto su Facebook che ero intenzionato a farmi questa passeggiata e hanno voluto incontrarmi».
Da dove è partito?
«Sono partito da Palermo e Nicosia, un paesino del nisseno si è travestito a festa!
Per il mio passaggio si trasformò sembrava un set cinematografico in stile Anni ’30. Sono esperienze che non si riescono a raccontare! Un abbraccio dal mondo del collezionismo che mi ha sorpreso ed emozionato».
Un mondo che riserva ancora delle sorprese?
«Sì. C’è tutto un mondo di cultura dietro, di romanticismo che non finisce di sorprendermi. Ad esempio, qualche mese fa ho trovato una Fiat appartenuta a Nuvolari e che ho presentato ufficialmente lo scorso novembre per i 130 anni del pilota mantovano. Ricercando notizie su quest’auto, ho scoperto che Nuvolari si dilettava nella fotografia e difatti all’Archivio di Stato Mantova dove c’e’ il Fondo Nuvolari, ho trovato delle foto di una scampagnata in famiglia, un Nuvolari diverso da quello che conosciamo tutti. È la parte che mi piace di più della mia passione».
Il mondo delle auto d’epoca e del collezionismo, a volte dà l’idea di essere un po’ datato. C’è un problema di ricambio generazionale oppure ci sono dei ragazzi che si stanno avvicinando a questo mondo?
«Il problema del ricambio generazionale è un affare serio. Lo percepisco anche da tutti gli inviti che riceve mio figlio, che gia’ a 27 anni era giovane giudice a Pebble Beach, il top dei concorsi oltreoceano Devi trovarti nel posto giusto al momento giusto. La fortuna della mia collezione è stata che negli Anni ‘90 i prototipi e i pezzi unici non interessavano a nessuno. Addirittura, quando facevo vedere le mie macchine ai grandi collezionisti, rimanevano perplessi. Adesso il prototipo o il pezzo unico sono diventati di grandissima moda. Non si può più comprare nulla… purtroppo per me!».
Forse è questo lo scoglio insormontabile per dei giovani che vogliono entrare in questo mondo: un tempo era più facile comprare dei pezzi importanti, ora la situazione è drasticamente cambiata.
«Vero, ma solamente in parte: ci sono anche macchine dai 10.000 euro ai 20.000 euro, valori contenuti come accade per gli orologi o nell’arte che potrebbero far avvicinare i giovani. La maniera migliore per entrare dignitosamente nel mondo delle auto da collezione è iniziare con una “youngtimer”: ci sono auto degli anni ’80 e ’90 che sono già oggi equiparate a delle auto d’epoca, quindi con tutte le agevolazioni del caso che vanno a loro favore».
Possiede 150 auto, hai vinto 280 premi e 60 Best in Show. Alla luce di questo palmares, potrebbe dirci se esiste un concorso più importante degli altri?
«Se pensiamo al Concorso d’Eleganza, i due grandissimi classici sono Villa d’Este e Pebble Beach. La prima è uno dei più antichi, iniziato intorno al 1929 quindi ha la storia alle sue spalle e una location assolutamente stupenda. La domenica c’era lo sfogo di Villa Erba perché il sabato si faceva Villa d’Este e la domenica ci si trasferiva lì, con 12.000 persone. Pebble Beach è un evento straordinario, che accomuna il meglio del collezionismo americano ed europeo. Appuntamenti diversi, che si equivalgono per importanza».
Il mondo delle auto d’epoca si è allargato in questi ultimi anni. Secondo lei ha portata qualità oppure il livello si è abbassato?
«Che si sia allargato, da una parte è un bene. Per quanto mi riguarda, per me che ho a cuore la cultura dell’arte, far passare un messaggio che le auto fanno parte di una storia industriale italiana è davvero importante».
Il collezionismo orologiero da anni ha avviato un dibattuto incentrato sulla differenza tra passione e investimento. Ultimamente a queste due categorie se n’è aggiunta una terza: la speculazione. Avviene lo stesso anche mondo delle auto d’epoca?
«Anche tra le auto l’investimento viene alle volte sostituito dalla speculazione. Ricordo che anni fa cercavo una macchina per un mio amico. Gli segnalai due o tre modelli ma alla fine non se ne fece più nulla. Successivamente compresi che qualcuno stava rastrellando ovunque quei modelli. Guarda caso dopo due anni c’è stata una grande asta e l’aggiudicazione fu di dieci volte il valore che ci saremmo aspettati».
L’auto d’epoca è passione o investimento?
«Adesso è diventato investimento, di passione ne vedo ben poca. Penso di essere l’ultimo dei mohicani ad avere una visione romantica, ma va bene cosi’…».