Kari Voutilainen orologiaio e restauratore

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LA STELLA E IL MAESTRO

Il Calibro 135 di zenith, MOvimento cronometrico da osservatorio, decorato e rifinito da Kari Voutilainen è andato all’asta da phillips. Il maestro dalle origini finlandesi ce ne racconta la storia

DI Paolo Gobbi

 

All’inizio dello scorso novembre, nel contesto dell’asta Geneva Watch Auction: XVI e dopo un serrato scambio di offerte, il Calibro 135-O Unique Piece di Zenith, realizzato in collaborazione con Phillips, in associazione con la casa d’aste Bacs & Russo e con l’orologiaio ed esperto restauratore Kari Voutilainen, è stato battuto per CHF 315.000 franchi svizzeri (circa 320.000 euro). Tutti i proventi della vendita di questo esemplare straordinario, il cui storico movimento pluripremiato nelle gare per cronometri da osservatorio si presenta alloggiato in una cassa in niobio con quadrante guilloché color salmone, sono statti donati alla fondazione Susan G. Komen per la lotta al cancro al seno.

L’asta arriva a conclusione di un mese che ha visto Zenith battersi attivamente per la causa della Breast Cancer Awareness. L’evento si è svolto sulla scia del lancio del Chronomaster Original Pink Edition e dopo l’appuntamento di Meet The Dreamhers tenutosi a Singapore, che ha ulteriormente sancito l’impegno di Zenith nella lotta al cancro al seno.

A Ginevra, durante le giornate delle aste, abbiamo incontrato Kari Voutilainen.

 

Com’è nata la tua partnership con Zenith?

Tutto è cominciato con una telefonata di Alex Ghotbi, il quale mi chiese se fossi interessato all’idea di collaborare con Zenith. Inizialmente gli risposi che non avrei avuto il tempo e che quindi non potevo. Mi disse di pensarci su e che mi avrebbe richiamato dopo qualche giorno. Poi, mentre lavoravo nel mio atelier e stavo parlando con qualcuno, mi fermai e pensai: “Ma perché no?” Alex puntualmente mi richiamò e il progetto partì».

Zenith le forniva delle linee guida da seguire mentre lavorava sul loro calibro oppure le fu data libertà d’azione nel creare e disegnare?

«Il calibro è stato messo a disposizione da Zenith, mentre il nostro compito è stato quello di creare il quadrante, la cassa e rifinire la parte meccanica. Ovviamente, l’obiettivo di completare il movimento non era affatto semplice, ma quello del quadrante e della cassa è stata una vera e propria sfida».

Quanto tempo avete impiegato per realizzarlo?

«Circa due anni di lavoro».

 

Qual è stata la difficoltà maggiore che avete incontrato?

«La fase di progettazione ed il restauro nonché la rifinitura del movimento, che in origine fu pensato per essere uno strumento da utilizzare esclusivamente per le gare di cronometria. Quindi mantenere intatto l’originale e al contempo restaurarlo e decorarlo non è stato semplice».

 

È stato prodotto solamente in una edizione limitata di 10 pezzi. Saranno tutti sotto la gestione di Zenith oppure ci sarà qualche pezzo che andrà ai suoi clienti?

«È una domanda politica. La casa d’aste Phillips ha curato la vendita di tutti i pezzi, quindi può darsi che in effetti ci fosse anche qualche mio cliente».

 

Facciamo un passo indietro di qualche decennio: come mai un giovane ragazzo finlandese ha deciso di diventare un maestro orologiaio?

«È una lunga storia. Quando ero giovane la meccanica mi appassionava e mi dilettavo a creare cose artigianalmente con le mie mani. Disegnavo, intarsiavo il legno, lavoravo con i metalli. Un amico di famiglia faceva l’orologiaio e lavorava poco distante andavo da lui e passavo del tempo nel suo laboratorio. Capii che da grande volevo fare qualcosa dove avrei potuto utilizzare le mie mani e fu proprio questo amico di famiglia a spingermi a frequentare la scuola per diventare orologiai. Al tempo vivevo nella parte settentrionale della Finlandia, mentre la scuola stava al sud. Tuttavia, quella scuola divenne la mia passione. Rimasi ammaliato dagli orologi complicati, dagli ingranaggi, dai movimenti. Ebbi la fortuna di lavorare in Svizzera e ho imparato molto. Nel 1994 completai il mio primo orologio, un modello da tasca con tourbillon».

 

Nel suo atelier tutti i componenti sono di manifattura?

«Sì».

 

Perché non acquista nulla esternamente?

«Perché il mio laboratorio è piccolo, la mia produzione si può considerare piccola e facciamo pezzi unici o serie in pochi pezzi. Di conseguenza, è difficile trovare dei fornitori, perché sono abituati all’industria orologiera svizzera e quindi ai grandi numeri e alle grandi produzioni. Inoltre, il nostro modo di lavorare ci consente di stabilire un nostro preciso standard qualitativo. Non dipendiamo da nessuno e possiamo rispettare i tempi di consegna che ci siamo prefissati».

 

Qual è la differenza tra un orologio “complicato” che esce dal suo laboratorio e uno che esce dalla fabbrica di un brand rinomato?

«Innanzitutto la proprietà intellettuale, perché produciamo internamente tutti i componenti. La rifinitura del movimento, così come tutte le decorazioni, è eseguita a mano. Nel mio laboratorio lavorano 34 persone. Non ho un ufficio commerciale e neanche un dipartimento marketing. Ecco la differenza».

 

Quanti orologi produce in un anno?

«Circa 60 pezzi, non di più»

 

Quanto tempo ci vuole per disegnare e costruire un orologio?

«Per disegnare un nuovo calibro ci vuole circa un anno e mezzo. Questo spiega anche il costo dei nostri segnatempo».

 

Fino a qualche anno fa, i suoi orologi erano per i collezionisti. Oggi sono diventati oggetti su cui investire. Le piace questo cambiamento?

«No, non mi piace. Però con piacere posso dire che la maggior parte dei nostri clienti sono collezionisti».

 

Come decide a chi destinare gli orologi?

«Mi è capitato di rifiutare di vendere alcuni orologi ad alcuni clienti. Lavoro con passione e per passione e mi piace considerare le persone che lavorano con me nel mio laboratorio come a una piccola famiglia. Quindi, mi piace l’idea che il cliente che viene a visitarmi sia spinto dalla mia stessa passione. Per me è importante questa connessione umana».

 

Aumentare la produzione potrebbe essere la soluzione?

«Per noi la cosa migliore sarebbe produrre meno! Non intendo comunque variare la produzione attuale».

 

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